(con M. C. Carrozza), L’«umano» deve essere il perno della normativa nel digitale, Il Sole 24 Ore, 30-07-2025

Nell’era digitale, la prevenzione torna al centro dell’agenda politica e costituzionale. I rischi contemporanei – dalla criminalità organizzata alla violenza di genere, fino al terrorismo e alle discriminazioni – impongono un cambio di paradigma: non basta più reagire ex post, occorre anticipare e intercettare i segnali di vulnerabilità.

L’intelligenza artificiale offre strumenti senza precedenti per analisi predittive e raccolta di dati in tempo reale, ma se affidata a logiche opache rischia di generare discriminazioni e sorveglianza invasiva. Da qui la necessità di un approccio antropocentrico, che mantenga la persona al centro e affidi alla tecnologia un ruolo di supporto, non sostitutivo.

L’AI Act europeo rappresenta un tentativo senza precedenti di governance multilivello, basato su robustezza tecnica, sicurezza, tutela della privacy e diritti fondamentali. Con l’approccio fondato sul rischio, l’Europa ha scelto di fissare standard elevati per i sistemi ad alto impatto, imponendo spiegabilità e supervisione umana.

La sfida è culturale oltre che normativa: prevenzione significa reti sociali, responsabilità diffuse e formazione, non mera delega all’algoritmo. Regolare non vuol dire frenare l’innovazione, ma renderla sostenibile, garantendo che la tecnologia resti strumento di libertà e non di controllo.

Leggi l’articolo completo: https://www.quotidiano.ilsole24ore.com/sfoglio/aviator.php?newspaper=S24&issue=20250730&edition=SOLE&startpage=1&displaypages=2

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